SUper Ospiti: Aniello Cinque

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Artista e scenografo, dopo anni di studio e lavoro trascorsi a Napoli e Roma, Aniello decide di tornare nella nostra splendida Positano, spinto dal desiderio di recuperare un rapporto profondo con le sue radici. Fondatore dell’ Associazione Culturale A.D.I.N., dal 2005 promuove, in collaborazione con artisti locali ed esterni, eventi dediti alla fusione tra arte contemporanea e territorio, sviluppando progetti creativi che mostrano armonia tra modernità ed origini.

Ciao Aniello, Puoi parlarmi del tuo lavoro?

Raccontare brevemente un percorso artistico non è cosa semplice. Riguarda molto da vicino la propria interiorità, è come aggiungere un tassello a un immagine che inizialmente ha i contorni sfocati e con il tempo, la maturità e la consapevolezza, si definisce, diventa leggibile e chiara. La bellezza dell’arte è nel suo produrre cose strane, cose folli, inusuali, per questo è onirica. La mia creatività, utilizzando una metafora è una stanza piena di porte dietro ognuna si cela un desiderio da svelare. Se dovessi definirmi come artista sono un concettuale con le mani immerse profondamente nella terra.  

Come hai iniziato e perché la scelta di restare a Positano?

Se dovessi individuare in quale momento della mia vita, ho sentito la necessità dell’arte, penso di non avere una risposta! Questa predisposizione l’ho avvertita da sempre, sentivo dentro di me che c’era qualcosa di diverso. Non ho fatto altro che seguire il mio sentire.

Per questo motivo mi sono iscritto al corso di Scenografiaall’Accademia di Belle Arti di Napoli, che mi ha permesso di tirare fuori letteralmente questa mia natura artistica. Il resto è venuto da se, grazie al lavoro svolto a Roma nell’ambito teatrale e non solo, alle persone che ho avuto la fortuna d’incrociare, all’esperienza acquisita che mi ha permesso di essere oggi quello che sono. La mia attenzione creativa si è spostata quindi dallo spazio scenico, a uno spazio più concettuale realizzando opere che fossero testimonianza di un racconto evolutivo. La scelta di ritornare nella mia terra di origine è stata dettata da una profonda necessità di ritrovarmi, di ritrovare le mie radici, di riconnettermi con il mio spazio fisico e mentale, questo passaggio metaforicamente mi viene di associarlo al protagonista di “NOVECENTO” di Alessandro Baricco. Il pianista, conosceva a fondo, esattamente lo spazio che intercorreva tra la prua e la poppa della sua nave, il suo spaesamento era nel “non visto” di uno spazio estraneo! 

Raccontaci di un artista vissuto a Positano che ti ha ispirato!

Ho profondamente stima del lavoro di molti artisti miei colleghi positanesi, perché in ognuno di loro intravedo una spiccata personalità e originalità.

Di artisti locali al quali mi sono ispirato, non ce ne sono. Per un mio gusto personale amo la matericità e l’essezialità di Maria Lai, di Piero Manzoni, di Alberto Burri, di Jannis Kounnelis, e le performance di Marina Abramović e tanti altri!

Non posso negare che ho particolarmente amato per la sua modernità l’artista locale Michele Theile, spero di non fare torto a nessuno! 

Hai ricordi di un periodo culturale locale che ti è particolarmente a cuore?

Più che di un periodo, almeno quelli che ricordo e ho amato, sono eventi culturali, Positano Premia La Danza “Léonide Massine”, Positano Myth Festival, e il Porte D’Artista rassegna d’Arte Contemporanea che abbiamo realizzato per un triennio come Associazione Culturale A.D.I.N. nel Borgo di Nocelle.

L’economia attuale permette agli artisti di vivere bene?

Penso che il momento storico che stiamo vivendo non offra agli artisti grandi possibilità. C’è un grosso problema di fondo che è poi tutto italiano, un provincialismo diffuso, una caduta intellettuale, e una politica che considera la cultura come una sorta di appendice. Aggiungo poi anche quei meccanismi a volte farraginosi delle gallerie, dei curatori e dei collezionisti. Stiamo assistendo da anni a un’omologazione del gusto, e di una moda diffusa, di una certa riverenza per l’arte straniera, come se, quella italiana, fosse rimasta imbrigliata nel Movimento Artistico dell’Arte Povera. Senza parlare poi del mercato dell’arte che è sempre più propenso a dare valore al contenitore anziché al contenuto, esempio tra tutti l’installazione della “Banana” dell’artista Maurizio Cattelan, che paradossalmente è un italiano.

Come definiresti la situazione artistico-culturale del paese e quali sarebbero le proposte per migliorarla?

Penso che noi positanesi dovremmo cominciare a riflettere seriamente e definire che ruolo vogliamo occupare nel prossimo futuro, dopo questa tragica esperienza del Covid, che spero finisca quanto prima. 

Due sono le strade da percorrere nei prossimi anni, la progettualità e la continuità

Attualmente il panorama culturale positanese lo considero discontinuo con una buona dose d’improvvisazione, ed è mancante di figure professionali in grado di mettere insieme un programma culturale di rilievo che abbia risonanza sia sul territorio nazionale sia estero. Tranne il caso del Positano Premia La Danza “Léonide Massine”, e Positano Teatro Festival – Premio Annibale Ruccello cui riconosco il merito di aver sperimentato un teatro itinerante, il restante degli eventi rimangono dei tentativi che hanno la necessità di una maggiore programmazione, organizzazione e un’efficace promozione.

Prima azione da fare, costituire un Gruppo di Lavoro che include professionisti del settore in cui interagiscono sia personalità esterne al territorio sia risorse interne. Il gruppo di lavoro dovrebbe occuparsi di tracciare un Progetto di ampio respiro, ad esempio una Rassegna Culturale, da promuoversi a partire dalla primavera all’autunno inoltrato, al quale far connettere una serie di piccoli eventi che parlano di cultura locale! Un dato importantissimo da non trascurare è la FRUIZIONE da parte dei turisti di queste manifestazioni, gli appuntamenti culturali devono privilegiare un linguaggio che possa raggiungere tutti a prescindere dai luoghi di provenienza.  

Convogliare questa prima azione in un’intensa campagna promozionale all’estero, per attirare un mercato turistico che sia molto più selettivo, interessato e qualificato.

Progetti o idee per il futuro?

Questa domanda presuppone un mio desiderio di come dovrebbe essere Positano, non è un desiderio utopico per renderlo possibile basterebbe poco, competenze, programmazione, ricaduta sul territorio, investimenti economici, promozione e non ultima, formazione!

La cultura è un valore aggiunto, è un’opportunità per riqualificare il patrimonio artistico territoriale ed è anche un’occasione occupazionale per i giovani del luogo. Ripeto, bisogna uscire, come già ho espresso sopra, da un certo provincialismo locale, allargando gli orizzonti celebrali, con lungimiranza osservare quello che succede oltre i nostri confini. 

Positano è il luogo dell’anima e per l’anima è il luogo dell’arte per eccellenza, e di questo bisogna ricordarsene sempre, tutta la nostra storia è costellata da presenze artistiche che hanno reso questo luogo unico al mondo!

Positano dovrebbe, uso il condizionale, essere un museo a cielo aperto. Ricreare quella stessa condizione passata con le RESIDENZE o (APPRODI) PER GLI ARTISTI. Prendendo esempio, coinvolgendo altri artisti, dall’installazione permanente dell’artista Mimmo Palladino, sul piazzale antistante la Chiesa di Santa Maria Assunta, estendendo l’operazione ad altri luoghi del territorio. Riqualificare tramite l’arte angoli di Positano, attuando una mappa concettuale, un itinerario artistico. 

Con una programmazione ad hoc utilizzare sia gli spazzi al chiuso sia all’aperto con eventi site-specific; mostre di arte contemporanea e non solo, concerti musicali, rassegne cinematografiche, esposizioni fotografiche, rassegne dedicate alla parola, videoarte. In questo viaggio privilegiare i luoghi della memoria, come; il Sentiero degli Dei, i luoghi dove sorgono le Carcare, le Chiese dismesse al culto, il Vallone Porto, la montagna forata del borgo di Montepertuso con la sua leggenda, le Torri Saracene, i Palazzi nobiliari Settecenteschi, la Villa di Semёnov, le scale. 

Creare inoltre degli itinerari serali o notturni via mare nel periodo estivo, utilizzando barche a remi, proiezioni o installazioni luminose site-specific da collocarsi lungo la costa, ripercorrere metaforicamente il senso del tempo e del silenzio.

Intervista ad Aniello Cinque, domande di Lucia Ferrara

Alla prossima intervista!

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